17/05/25: Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia

Riflessione di una mia alunna di prima superiore

L’omosessualità è una delle forme dell’amore. Non una deviazione, non una stranezza, non un errore. Solo amore. Eppure, troppo spesso viene trattata come qualcosa da nascondere, da temere, da correggere. È doloroso vedere che, nel tempo in cui viviamo, così pieno di parole come “libertà”, “uguaglianza”, “accoglienza”, ci siano ancora persone che devono vivere il proprio amore in silenzio, con la paura negli occhi, con il dubbio di essere insultati, rifiutati o aggrediti.

A me fa male. Mi fa male vedere che due persone che si amano davvero ma che non possono camminare mano nella mano senza attirare sguardi di disprezzo o sorrisetti ironici. Fa male sapere che ci sono ragazzi e ragazze che, pur amando con tutto il cuore, devono fingere, devono mentire, devono evitare di essere “troppo visibili”, troppo sinceri, troppo veri.

Ma perché? Cosa c’è di sbagliato nell’amare?

Io credo che ci sia qualcosa di profondamente ingiusto in questo. E mi fa arrabbiare, mi mette tristezza. Forze perché ho visto con i miei occhi la solitudine che può vivere una persona omosessuale. La vergogna che non è sua, ma che le viene cucita addosso dagli altri. Come se amare fosse qualcosa da cui doversi difendere, invece che qualcosa da condividere con fierezza.

Ci sono ragazzi che aspettano anni prima di dire ai propri genitori che amano davvero, con il cuore che batte forte e la paura che li paralizza. E ci sono genitori che si lasciano ferire dai pregiudizi, dalle paure, dalle aspettative della società, dimenticando che davanti a loro c’è semplicemente un figlio o una figlia che ha bisogno di essere visto, amato, abbracciato.

Mi chiedo spesso come sarebbe il mondo se, invece di giudicare, imparassimo ad ascoltare. Se provassimo a vedere l’amore per ciò che è: un legame profondo tra due anime, indipendentemente dal genere, dal corpo, dai ruoli. Mi chiedo come starebbero le cose se, al posto della derisione, ci fosse l’empatia. Se nessuno dovesse più sentirsi “sbagliato” per ciò che prova.

L’omosessualità non è un problema. Il problema è il modo in cui il mondo la guarda. Con sospetto, con ironia, con una freddezza che uccide la spontaneità. Ma ognuno di noi può cambiare questo con un semplice “ti rispetto”, “ti capisco”, per costruire un mondo un po’ più giusto. Un mondo in cui l’amore possa essere vissuto per quello che è: un dono, una forza, una verità.


Prof.ssa Arosio Barbara